mercoledì 26 ottobre 2016

Nascita del manubrio da TT moderno al Tour de France 1989

LA NASCITA DI SCOTT E LA RIVOLUZIONE NEL CAMPO DELLO SCI
Lo sci venne completamente rivoluzionato dall’innovazione tecnica realizzata da Ed Scott, un ingegnere di talento che viveva a Sun valley, in Idaho. Ed inventò il primo bastone da sci in alluminio che immediatamente sostituì quelli in bamboo e acciaio. Quella invenzione rivoluzionaria sancì la nascita di un nuovo marchio: SCOTT che da subito si posizionò sul mercato come leader nel settore dello sci. Alla base della filosofia di Ed c’era la volontà di portare sul mercato innovazioni tecniche.

IL PRIMO MANUBRIO AERO
Il 1989 fu un anno importante nella storia del ciclismo perchè Scott presentò il manubrio aerodinamico. Questo manubrio venne utilizzato dall’americano Greg Lemond, vincitore quell’anno del Tour de France.


Greg Lemond nasce a Lakewood (Stati Uniti) nel 1961. Si appassiona allo sport, ad uno sport non così tanto sviluppato in Usa, il ciclismo. Gli Usa, lo sport del rugby, dell'Nba e del baseball scoprono un talento. Lo mette su una bicicletta Fred Mengoni ed il ragazzo ci sa fare. 
La sua perla giovanile fu il titolo mondiale juniores su strada del 1979 vinto a Buenos Aires. Tempo due anni e Greg conosce il passaggio al professionismo. 
Il campo di battaglia e' la sfida tra Fignon e Lemond al Tour del 1989 e la prima sfida diretta tra i campioni è la cronometro di 73 chilometri tra Dinard e Rennes. Piove e le condizioni climatiche penalizzano gli ultimi a partire; Delgado tiene a lungo il comando della classifica provvisoria ma lo sopravanza Lemond che monta una bici futuristica, dotata di innovativo manubrio usato esclusivamente nelle competizione Americane del triathlon. La prestazione dell’americano è spettacolare, annienta gli avversari, demolisce Fignon di 56secondi e la sera, a distanza di tre anni, rivede la luce dopo il buio e torna a vestire le insegne del primato.
Il Tour del 1989 continua fino all’ultima tappa, una cronometro suggestiva di 24,5 chilometri tra Versailles e i Campi Elisi a Parigi. Fignon ha 50secondi di margine su Lemond e pare al sicuro, anche se il precedente negativo della cronometro di Verona al Giro d’Italia del 1984 persa con Moser dovrebbe indurre alla prudenza. In più, il “professore” soffre da qualche giorno di un dolore all’inguine. E la cronometro è beffarda. Lemond, piegato sul manubrio da triatleta, vola a oltre 54 km/orari, e taglia il traguardo con un tempo che migliora di 33secondi quello di Thierry Marie, uno specialista delle corse contro il tempo. Fignon è in ritardo ad ogni passaggio intermedio, all’arrivo, distrutto per la fatica e il dispiacere, accusa 58secondi di disavanzo e per l’inezia di 8secondi, il margine più contenuto della storia del Tour de France, si vede sfilare la maglia gialla.
Quello a cui si è assistito al Tour ’89 è qualcosa di straordinario, un duello leggendario tra due corridori mai domi. Due uomini che hanno lottato fino alla fine. Il trionfo è stato di LeMond, la storia, però, è stata scritta a quattro mani. Le mani di due uomini, un vincitore e un vinto, divisi solamente da una Maglia Gialla, da otto secondi di pura follia. In quegli otto secondi è racchiuso tutto: la gioia di LeMond, le lacrime di Fignon. In quegli otto passi di lancetta sono concentrate tutte le emozioni del genere umano: gioia, emozione, rabbia, disperazione, frustrazione. Per noi, quegli otto secondi rappresentano una delle emozioni più belle nella storia del ciclismo e dello sport in generale.
La storia è stata scritta anche dal vinto. La figura di Fignon, maestosa e maledetta, rimane una straordinaria traccia di un ciclismo che non c’è più. 

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